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Parrocchia San Pietro - Abbiategrasso

 

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Omelia di Monsignor Sandro Maggiolini

per l’inaugurazione dell’organo

  

Devo dire che mi trovo un po’ come a casa perché milanese lo sono anch’io e ambrosiano sono anch’io. Pensavo che mi avessero dato l’episcopato per castigo, ma adesso ho riconciliato perché mi sembrava più utile e più divertente. Vi assicuro che vivo la vita di vescovo come uno che addirittura gioisce, si diverte a voler bene ai suoi preti, a tenere unita la sua gente…. Stamattina ero in Valtellina Alta, ieri ero in Valtellina Bassa, ho fatto 3 visite pastorali, ma qundo arriverò a casa stanco non avrò bisogno di sonniferi. Mi trovo a casa perché che il vostro parroco che era un amico del seminario e lo è rimasto anche dopo.

Non abbiamo bisogno di grandi discorsi oer intenderci: basta che ci scambiamo un’occhiata su un determinato argomento e ci siamo già accordati. Vedo che la sua parrocchia lo segue e vedo che lui, in fondo, è contento di essere un parroco che non cambia molto, anche perché per cambiare bisogna avere delle cose da sostituire… Non è così semplice: bisogna si fa in fretta a tirare via tutto, ma è più postconciliare di molti che hanno corso e hanno dovuto fermarsi o hanno dovuto fare marcia in dietro.

Abbiamo ascoltato la parola di Dio e ci ha detto che il canto è un elemento fondamentale della vita religiosa. Abbiamo ascoltato come nel tempio si eseguivano i salmi, gli inni. Abbiamo ascoltato come la parola dell’apostolo ci ha invitati a prendere con molta serietà tutto questo. E abbiamo sentito che il Signore Gesù si è paragonato ad uno che chiede a coloro che gli stanno intorno di cantare, e invece non canta, di ballare e non balla…In un’occasione come questa in cui viene recuperato un organo dopo 25 anni, un organo che ha accompagnato la preghiera delle persone che venivano in chiesa dal 1821, vi renderete conto di quanti canti ha sostenuto tra la gente.

Mi pare che sia davvero l’occasione di recuperare il senso della preghiera, della contemplazione e della bellezza. Siamo indaffarati in una civiltà che non ama più il bello la poesia ormai è messa un po’ a margine, la musica è molto spesso fatta di rumor. Benedite un organo rimesso a poste, è così bello, come ciò che abbiamo ascoltato. Credo sia l’invito a capire che senza la preghiera, la contemplazione, il senso dell’estetica, del fascino, dell’armoni, la vita non può essere vissuta.

Non si può infatti vivere di solo lavoro, che ammazza, che fa raccogliere sold: quando andremo lassù non potremo portare con noi il libretto degli assegni o le proprietà, ma porteremo le opere di bene che abbiamo fatto.

Penso che ascoltare quest’organo rimesso a nuovo così bene, sia un invito, una sollecitazione a riscoprire dentro di noi l’esigenza del contemplare, all’esigenza del rimanere attoniti davanti alla musica, alla bellezza della liturgia.

Stavo vedendo adesso l’altare brillante, il lezionario, tutto cose da mettere in conto al Signore.

Seconda cosa: benedire un organo rimesso a nuovo, significa ritrovare la comunità delle persone. Mi auguro che la cantoria non si limiti ad eseguire dei canti da sola, ma poco a poco coinvolga la gente, perché sentiamo il bisogno di unirci tutti alla preghiera. E’ in questo senso che, in futuro, dovremo abituarci ad avvertire il suono dell’organo: come l’insieme di un’ orchestra